Nell’ultimo periodo ho incontrato decine di Associazioni e volontari che da anni lavorano sul territorio italiano affinché si affronti in modo serio la questione del femminicidio. Da più parti è stata sollevata la questione di uno Stato purtroppo fin ora assente su questo tema ed in molti lamentano il fatto che troppo spesso si devono “inventare” metodi per fare rete.
In Maggio l’Italia insieme a Turchia, Albania, Portogallo e Montenegro ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Istanbul.
Ricordo ancora le parole del presidente della Camera, Laura Boldrini, che in aula evidenziò «la forza e il coraggio» di quella battaglia.
L’ex ministra Idem sottolineò l’impellente necessità di creare una task force per coinvolgere appunto le associazioni affinché si iniziasse quel percorso di prevenzione, informazione, sostegno e soccorso alle donne.
Sempre in riferimento alla Convenzione appena sottoscritta, si parlò di “un utile strumento per introdurre nel nostro ordinamento adeguate misure di carattere amministrativo e misure di carattere normativo”.
La senatrice Pdl Federica Chiavaroli dichiarava “esprimo soddisfazione per la ratifica della Convenzione di Istanbul, ma anche per l’approvazione dell’ordine del giorno, che ho firmato insieme ai senatori Maurizio Gasparri e Maurizio Sacconi, che impegna il governo a dare attuazione alla Convenzione nei limiti dei principi costituzionali anche per quanto attiene alle definizioni contenute nella Convenzione stessa”.
Insomma, tutte queste prese di posizione bipartisan sul tema del Femminicidio, facevano presagire ad un serio e deciso impegno (non solo di solita facciata), per colmare le lacune che l’Italia ha accumulato in questa materia. Dalle interviste rilasciate dai parlamentari e dalle Istituzioni in quei giorni, si presagiva che finalmente per le donne vittime di stalking, per quelle che denunciano, per quelle che non lo fanno per la troppa paura di non essere ascoltate o credute, qualcosa sarebbe finalmente cambiato!
Ed invece è di questi giorni la notizia che è stata messa in discussione alla Camera la Legge firmata da Donatella Ferranti (Pd) ed Enrico Costa (Pdl) che definisce che per i condannanti per reati puniti con pena fino a 6 anni si potrà applicare la detenzione domiciliare che da misura alternativa al carcere diventa pena principale.
La presente Legge chiede di tenere fuori dalle prigioni anche gli stalker.
D’accordo Pd, PdL, Lista Civica (Monti), SEL (Vendola), si sono invece espressi decisamente contrari e faranno dura opposizione al provvedimento il Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e Lega Nord.
A beneficiarne saranno inoltre i condannati per:
Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi
Incendio boschivo per colpa
Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi
Incesto
Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli
Prostituzione minorile
Pornografia minorile
Impiego di minori nell’accattonaggio
Violenza privata
Furto in abitazione e furto con strappo (scippo)
E mentre in Parlamento assistiamo a questo impietoso quanto svilente teatrino, i Giornali danno notizia di un femminicidio commesso a Pavia ed un altro a Palermo, vittima Rosy Bonanno, giovane donna uccisa a coltellate dall’ex convivente, davanti al figlio di 2 anni.
Sei volte Rosy aveva denunciato alle forze di polizia le minacce e le violenze nei propri confronti da parte di Benedetto Conti.
Rossella Diaz
Be the first to comment on "PD e PDL propongono di tenere fuori dalle prigioni gli stalker!"