Gli uomini vengono uccisi da altri uomini per motivi differenti. Spesso per criminalità organizzata. Le donne vengono uccise in quanto donne, madri, ex fidanzate. La percentuale di uomini uccisi dalle loro compagne o ex compagne è, in proporzione, quasi irrilevante. Siamo costretti a parlare di un fenomeno fortemente connotato che trae le sue origini dallo squilibrio nei rapporti di genere.
A giugno 2014 il macabro conteggio dei femminicidi è a quota 38. Tale dato entro fine anno è destinato ad aumentare. Dobbiamo smetterla di limitarci a contare esclusivamente le donne uccise. Sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno assai più complesso ed eterogeneo, sommerso ma nello stesso tempo diffuso. Il “piano di azione straordinario” promesso dal Governo ha ancora i fondi bloccati: manca la firma del ministero delle pari opportunità, la cui delega è nelle mani di Renzi.
A luglio, in teoria, i 17 milioni di euro stanziati dal decreto Femminicidio e dalla legge di Stabilità per finanziare i centri antiviolenza, potranno arrivare alle regioni, lo comunica ieri in commissione Affari sociali alla Camera il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle riforme, Ivan Scalfarotto. Questi finanziamenti dovevano essere stanziati entro fine marzo ma il cambio di governo ha rallentato le cose.
Secondo le associazioni, senza il Piano Nazionale Antiviolenza (anch’esso previsto dal decreto Femminicidio ma non ancora scritto dato che i sette tavoli tematici non si riuniscono da gennaio), non ci sarà nessuna vera novità, spiega Vittoria Tola, responsabile nazionale dell’Udi “il tempo è scaduto ma nel frattempo doveva essere messo in piedi il Piano per fare ordine sulle modalità uniche di funzionamento dei centri, sulla raccolta dei dati, per sostenere le zone più fragili mettendo a sistema le pratiche migliori, sulla formazione per gli operatori sanitari, di polizia… serve finanziarlo (ci sono altri 10 milioni all’anno per ora fermi), 17 milioni divisi per 20 regioni sono una cifra ridicola. Sarà una elargizione a pioggia come è stato in passato”.
E’ fondamentale e quanto mai urgente che il Governo rilanci un impegno serio, non episodico, in termini di violenza sulle donne, condiviso con la Rete dei centri antiviolenza, riattivare i tavoli interministeriali tra istituzioni ed associazioni. Manca un Ministro alle pari opportunità da troppo tempo. Manca una guida ferma che tenga alta l’attenzione su una questione centrale di civiltà.
Non dobbiamo dimenticare MAI che la violenza di genere non è un fenomeno emergenziale, ma endemico e strutturale; non bastano provvedimenti e “pacchetti sicurezza” per contrastarlo, bisogna agire affrontandolo quotidianamente sul terreno sociale, economico, culturale e soprattutto preventivo.
Rossella Diaz
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