#8MARZOXCHÉ – L’OPINIONE DI ROSSELLA DIAZ

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Infinito Edizioni nella settimana che precede l’8 marzo, ha intervistato autori, voci del giornalismo e dell’attivismo sociale, in merito alla “Festa della Donna” ponendoci due domande #8MARZOXCHÉ – L’OPINIONE DI ROSSELLA DIAZ

 

RossellaDiaz2 Ho sempre ritenuto corretto pensare, che l’8 marzo fosse la “Giornata Internazionale della Donna” e non la “festa della donna”, poiché non c’è nulla da festeggiare… anzi, c’è ancora tanto da conquistare… soprattutto per avere le stesse opportunità degli uomini, senza rinunciare o insabbiare per questo, le nostre peculiarità femminili. Quello che le nostre madri e le nostre nonne hanno ottenuto in passato in merito alle conquiste dei diritti, è abbastanza, ma non è tutto. Inoltre è triste rilevare come la nostra generazione stia di fatto perdendo terreno sul tema dei diritti, sempre più sbiadito appare il primo Articolo della Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, specie quando ad un colloquio di lavoro, la prima domanda che ci viene rivolta è “Ha dei figli, intende averne a breve?” Personalmente ritengo il metodo delle quote rosa (che “impone dall’alto” la partecipazione delle donne) una realtà positiva se considerata in fase transitoria,  auspicando per il futuro una società sempre meno miope e patriarcale e che la preparazione femminile, possa trovare luoghi e spazi per esprimersi senza “vie preferenziali” imposte.  E’ ovvio che per ottenere una reale parità fra i sessi, deve avvenire una trasformazione cultu­rale profonda. È allarmante constatare che il 70% dei femminicidi  e violenze di genere, avviene per opera di mariti, padri, ex fidanzati, compagni… persone che dovrebbero tutelare, amare, rispettare, e che invece con ferocia tolgono di mezzo chi, ai loro occhi, è diventato solo un ostacolo. Abbiamo bisogno di rinnovare i linguaggi, affettivi e viscerali. Il rispetto della vita umana deve essere rimarcato a gran voce e in modo sempre più esplicito, da chi ci governa e dalla società civile. Mi auguro che le Istituzioni possano tutelarci ed appoggiarci nel percorso di conquista dei Diritti, contrastando e rinnegando con fermezza le discriminazioni di genere di cui tutte noi siamo ancora testimoni, e con cui dobbiamo fare i conti…anche nel 2015.

rosselladiaz 1L’8 marzo, da sempre, è stata una giornata di lotta. Nel 1908 a New York, il proprietario dell’industria tessile Cotton, Mr. Johnson, decise di appiccare il fuoco al suo stabilimento, poiché le operaie stavano scioperando per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Purtroppo 129 donne morirono, soffocate dal fumo ed arse dalle fiamme. La “Giornata Internazionale della Donna” venne in seguito istituita durante la Conferenza dei movimenti femminili, su proposta di Rose Luxemburg, socialista tedesca sostenitrice dei diritti delle donne. L’idea di associare la mimosa a questa giornata, è di Teresa Mattei  e Rita Montagnana, due importanti e storiche attiviste dell’Udi. Un fiore fragile all’apparenza,  ma capace di attecchire anche in aridi terreni. Come la caparbietà femminile. Fortunatamente negli anni passati (ed anche oggi, in misura minore) non sono mancati eventi a sostegno di questa giornata a cominciare dalle associazioni femministe, che con dedizione hanno cercato (e tutt’oggi cercano), di riportare l’attenzione sul reale concetto dell’8 marzo. Attualmente però, non possiamo negare che la “festa della donna” sia attesa principalmente dai commercianti, che vedono incrementare in questa giornata il loro volume di affari ed è innegabile che sia andato perduto il vero significato della ricorrenza,  in cui frotte di donne si radunano tra loro per “festeggiare” non si sa nemmeno cosa. Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa? Non c’è una risposta oggettiva a tale questione, è inevitabile che la società stia attraversando un momento di particolare crisi di valori. Forse sarebbe importante che le stesse donne che animano i locali l’8 marzo, tra un brindisi e l’altro, si chiedano se è proprio necessario “darsi alla pazza gioia”, per poi tornare a dimenticarsene per il resto del tempo… non sarebbe meglio essere consapevoli ogni giorno, dell’importanza del ruolo femminile nella società, con la giusta sensibilità e coerenza? Cerchiamo di esserne coscienti #8marzoxchè

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